Da sempre la psicoanalisi, in cerca di solidità epistemologica, si è confrontata dialetticamente con le scienze positive. A volte senza esiti fecondi, a volte trovando una sponda in modelli apparentemente distanti, ma ricchi di suggestione: la fisica quantistica in particolare ha offerto un supporto teorico robusto, con la messa in discussione del
metodo scientifico galileiano e la sua granitica fiducia nel rapporto causa-effetto, sostituito dal concetto di probabilismo. Interessanti spunti di riflessione su questo tema e sul rapporto mente-corpo ce li forniscono le due riviste edite da Astrolabio, dai titoli “Co-scienza” (Rivista di psicologia analitica,vol. 100/2019, euro 20) e “L’inconscio e il cervello: niente in comune” (Studi internazionali del campo freudiano, n.66 dicembre 2019, euro 22). Due gli articoli che in particolare hanno colpito il nostro interesse: il primo, su “Co-scienza” ,di Silvano Tagliagambe e Fabio Fracas, su “La concezione della coscienza di Jung alla luce della meccanica quantistica”, il secondo, sulla rivista lacaniana, di Miquel Bassols, su “Il falso dualismo fra mente e corpo”.
Di Angelo Maliconico, psichiatra e analista dell’Aipa, vale la pena qui ricordare , in collaborazione con il filosofo e fisico Silvano Tagliagambe, il libro “Pauli e Jung, un confronto su materia e psiche”. Nel suo articolo Malinconico parte da due concetti fondamentali della fisica quantistica, il rapporto inscindibile osservatore-osservato e l’entanglement. L’ormai famosissimo esperimento della doppia fenditura ha dimostrato che i fotoni hanno un comportamento ondulatorio se non se ne “disturba” il viaggio con l’osservazione, altrimenti si comportano come particelle.
Osservatore e osservato danno vita ad un “unicum” strettissimo, un modello che gli autori dell’articolo trasportano in ambito psico-fisico, laddove soggetto e oggetto sono assolutamente inseparabili. Il cervello è considerato “un sistema intrinsecamente aperto, permanentemente accoppiato con l’ambiente esterno”, un fenomeno meglio conosciuto in fisica quantistica come entanglement, in contraddizione solo apparente con il principio di indeterminazione di Heisenberg. Cervello e ambiente vengono infatti a costituire un sistema unico. Di conseguenza, scrivono gli autori, “quello che noi chiamiamo coscienza risulta non un qualcosa che accade dentro di noi, ma un processo complesso, dinamico e a perto che deriva dalla co-esistenza del sistema corpo-cervello con l’ambiente-mondo”.
Sul rapporto fra psicanalisi e neuroscienze, come segnalavamo in apertura, vale la pena di segnalare sulla rivista lacaniana La Psicoanalisi l’articolo di Miquel Bassols “Il falso dualismo fra mente e corpo”, che prende le mosse da Cartesio e dal suo dualismo tra res cogitans e res extensa. Per Bassols tutto nasce da un equivoco: il dualismo cartesiano sarebbe in realtà un trinitarismo, perché si dovrebbe considerare la Res Infinita, Dio di cui però non si può avere esperienza diretta. A questo trinitarismo Bassols contrappone un trinitarismo lacaniano, dove il terzo elemento è costituito dalla res fruens, la sostanza godente: penso dunque si gode.
Ma soprattutto, eliminare il dualismo mente-corpo significa eliminare in quanto inutile o meglio inesistente la contrapposizione fra psicoanalisi e neuroscienze: per Lacan il vero dualismo è fra psichico e logico, dove logico sta per linguaggio. “Il linguaggio per Lacan non è localizzabile nello psichico – scrive Bassols – ma è come un ragno aggrappato sulla superficie del cervello come una sorta di parassita”.