Quando pensiamo ad un soggetto narcisista ci figuriamo una persona innamorata di sé, della propria immagine (il mito di Narciso docet), ansioso di piacere agli altri, di essere ben accetto. E fin qui nulla da obiettare. Ma le sfaccettature del narcisismo sono molte, spesso sfuggenti al senso comune come ci ricorda lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi nel suo “Arcipelago N – Variazioni sul narcisismo” edito da Einaudi (124 pagine, 12 euro). Si parte intanto dall’assunto che non esiste solo un narcisismo patologico: c’è anche un aspetto sano, coincidente con una equilibrata fiducia in se stessi, con l’accettazione dei propri limiti, con la capacità di tollerare le frustrazioni. Sono decisivi in proposito gli anni della prima infanzia e delle relazioni con i genitori, determinanti nel far pendere la bilancia verso un equilibrio psichico della persona o invece verso situazioni patologiche più o meno gravi.
Quanto al narcisismo patologico, Lingiardi ci propone una serie di tipi: c’è il narcisismo ad alto funzionamento, il fragile, il grandioso, il maligno, lo psicopatico. Quello ad alto funzionamento è caratterizzato – ci dice Lingiardi – “da forte egocentrismo, sostenuto dall’ambizione, dalla capacità di perseguire i propri obiettivi e da importanti realizzazioni professionali”. Questo narcisista è ossessivo, perfezionista, vive per il lavoro, può risultare prepotente.
Al polo opposto troviamo il narcisista fragile: “La sua grandiosità nascosta svolge una funzione difensiva, proteggendolo da antiche ferite e allontanando sentimenti dolorosi di inferiorità e insicurezza, vergogna e timore del giudizio, ma anche invidia. Ha bisogno di sentirsi importante e privilegiato, a volte cercando la compagnia e la protezione di persone importanti da idealizzare e alla cui luce brillare in modo riflesso. Per questo tende a compiacere le aspettative degli altri”.
Più “estroversi” sono i narcisisti grandiosi: “Hanno una rabbia ribollente, la tendenza a manipolare gli altri e controllarli, vogliono comandare, non conoscono il rimorso, hanno poca empatia e molte pretese. Si difendono con l’onnipotenza, l’idealizzazione (di sé e di pochi eletti) e la svalutazione. Non mettono mai in dubbio il proprio comportamento e quando incontrano un problema è sempre causato da qualcuno che si è messo di traverso a rovinare la festa”.
Più inquietante è la figura del narcisista maligno: “Quando il disturbo si sostiene per mezzo di tratti paranoici, di comportamenti antisociali e aggressività infiltrata di sadismo, ci troviamo di fronte a un paziente con una sindrome da narcisismo maligno. Sono persone distruttive, calcolatrici, incapaci di rimorso e invece e capaci di trasformare le persone in cose e quindi in vittime da manipolare e dominare, anche con violenza, per i propri fini. Frequente è il passaggio dalla relazione perversa al comportamento criminale”.
E siamo arrivati al vertice della scala patologica, al narcisista psicopatico. Qui i caratteri del narcisista maligno si esasperano anche se, sottolinea Lingiardi, l’autentico psicopatico mostra caratteri diversi, come la mancanza dell’invidia e l’assenza di bisogno dell’ammirazione altrui, che invece sono sempre presenti nel disturbo narcisistico.
“Arcipelago N” in sostanza non vuol essere un manuale sul narcisismo: si tratta piuttosto di una rapida panoramica su uno dei disturbi psichici più diffusi, che soddisferà sicuramente il lettore non interessato ad approfondimenti particolarmente tecnici. Il testo è estremamente chiaro e scorrevole: non mancano naturalmente riferimenti alla teoria freudiana su narcisismo primario (del bambino) e secondario (dell’adulto). Ad alleggerire la lettura contribuiscono rimandi ad esempi tratti dal cinema e dalla vita reale (su tutti la figura dell’ex presidente Usa Trump, esempio da manuale di narcisismo maligno).