La teoria della relatività generale vede ufficialmente la luce nel 1916, undici anni dopo la pubblicazione (1905) da parte di Einstein della teoria sulla relatività ristretta. Il terreno in cui si avventura in questo intervallo di tempo lo scienziato è ben più impervio: se nell’elaborazione della relatività ristretta gli elementi empirici a sua disposizione erano stati molti, grazie anche alle scoperte nel campo dell’elettromagnetismo, i dati disponibili per la costruzione della relatività generale erano assai pochi.
Senza dire che mancavano anche alcuni strumenti concettuali che sarebbero poi stati determinanti: su tutti il calcolo differenziale assoluto, che costrinse Einstein a farsi supportare dall’amico matematico Marcel Grossmann.
Tra le novità più significative introdotte dalla relatività generale nella fisica moderna ci sono l’introduzione della quarta dimensione (lo spazio- tempo), lo spostamento gravitazionale verso il rosso della frequenza della luce, le onde gravitazionali, la costante cosmologica e la radiazione cosmica di fondo. Ipotesi che intorno al 1960 cominciano a trovare verifiche sperimentali grazie agli sviluppi della tecnologia.
Le onde gravitazionali in particolare hanno attirato alla fine del Novecento l’interesse degli scienziati. Ancor prima che ne arrivasse conferma sperimentale nel 2015, Taylor e Hulse stabilirono che due stelle di neutroni di massa molto grande avviate a una gigantesca collisione, avrebbero emesso queste onde gravitazionali. I loro studi nel 1993 vennero premiati con il Nobel. Ma, come dicevamo, fu nel 2015 che la collisione di due buchi neri produsse onde gravitazionali registrate dagli interferometri del progetto Ligo (Laser Interferometer Gravitational-wave Observatory), situati rispettivamente a Livingstone in Louisiana e a Hanford, Washington. Due anni dopo, nuova rilevazione: questa volta a produrre le onde è la collisione fra due buchi neri.
Da allora la teoria della relatività generale ha continuato a trovare innumerevoli conferme sperimentali, e ancora oggi non si attenua l’interesse degli scienziati per questo caposaldo della nuova fisica. L’ultimo in ordine di tempo a produrre un lavoro sull’argomento è Carlo Rovelli, fisico teorico tra i più accreditati in campo internazionale, che ha dato alle stampe per Adelphi (pagg. 163, euro 24), “Relatività generale”, un testo breve quanto incredibilmente denso. Un avvertimento: il testo si snoda attraverso l’illustrazione delle equazioni sulle quali si fonda la teoria einsteiniana e richiede quindi basi matematiche di tutto rispetto. Il lettore non attrezzato potrà comunque divertirsi a frugare tra le pagine scovando qualche spunto più discorsivo ed esplicativo: una bella sfida, non c’è che dire.