Il “nulla” è un concetto che ha sempre spaventato l’uomo. Sollecita riflessioni sull’inesistente e, quindi, sulla morte. Per secoli filosofi e scienziati si sono rotti la testa su questo concetto: oggi Frank Close, professore di fisica presso l’università di Oxford, prova a fare un bilancio di tremila anni di pensiero. Nasce così “Nulla”, un breve ma denso libro edito da Codice (130 pagg. 19 euro).
Ed è subito “horror vacui”, il principio nato dalle riflessioni di Aristotele, convinto che il vuoto non potesse esistere e che la natura ne avesse addirittura orrore. Ci vollero parecchi secoli perché l’”horror” venisse esorcizzato: Già nel 1600 però arrivarono le prime smentite sperimentali: il vuoto si poteva creare, estraendo l’aria da un recipiente fino a renderlo inapribile per via della pressione atmosferica esterna.
Ma è tutta la struttura della materia che è essenzialmente vuota, come ci racconta Close. L’estremamente piccolo ha al suo interno distanze abissali fra un elemento e l’altro: il punto che troviamo in un libro a fine frase va ingrandito fino a cento metri per poter vedere gli atomi e fino al diametro del pianeta per scorgere i nuclei. Per vedere i quark, il punto andrebbe ingrandito di venti volte la distanza fra terra e luna. Dunque è il vuoto assoluto che regna in natura.
In realtà le cose sono più complicate di quanto la fisica tradizionale possa lasciar pensare. Close conduce per mano il lettore attraverso le leggi della fisica fino ad approdare ai quanti. E qui tutto si fa più complesso e meno ovvio: là dove sembrava esserci un vuoto assoluto, scopriamo che non è così. Il principio di indeterminazione di Heisenberg ci dice che di una particella possiamo conoscere alternativamente posizione o velocità e quindi energia. Dunque – ci dice Close – se in una porzione di spazio non localizziamo particelle, ci dovrà comunque essere dell’energia anche se non misurabile. Ed ecco apparire un nuovo concetto di vuoto: uno stato in cui la quantità di energia è la minore possibile, cioè uno “stato fondamentale” nel gergo scientifico. E’ un vuoto pieno di fluttuazioni quantistiche: possono essere presenti, in assenza di particelle reali, densità energetiche che corrispondono a qualche miliardo di particelle materiali.
Il discorso sul vuoto ci porta inevitabilmente al momento “zero”, alla nascita dell’universo. Prima del Big Bang, 14 miliardi di anni fa, che cosa c’era? Né tempo né spazio? Il nulla? Tremila anni non sono ancora bastati a dare una risposta definitiva. Così Close si congeda dal lettore citando il Rig Veda: .