INQUIETANTI AZIONI A DISTANZA di George Musser

La località  è il concetto  base  che  ci consente  di  avere  una  percezione chiara di ciò che ci circonda: gli oggetti possono influenzarsi reciprocamente solo se sono in contatto diretto. Quel che accade in un determinato momento ha una causa precisa situata nello spazio e nel tempo. E’ un concetto semplice, ereditato da duemila anni di pensiero scientifico-filosofico. Ma, come ci spiega George  Musser,  studioso di Geologia planetaria alla Cornell University nel suo libro “Inquietanti azioni a distanza” (Adelphi, pag. 348, euro 28) la fisica quantistica tra le tante “stranezze” che ci ha posto davanti agli occhi, ha scoperto anche la non-località: in alcune situazioni due particelle autonome si comportano come fossero una coppia, con comportamenti inaspettatamente coordinati. L’entanglement, letteralmente legame inestricabile,  è la parola che riassume questa singolare situazione. George Musser ci racconta la sua incredibile esperienza nel laboratorio del professor Enrique Galvez alla Colgate University ad Hamilton (New York): Galvez ha messo a punto un apparato in grado di “sparare” coppie di fotoni attraverso due filtri polarizzanti regolabili, come fossero monete per giocare a testa o croce.

Con una certa regolazione, i fotoni rispettano le leggi del calcolo probabilistico alternando situazioni di testa-croce a croce-testa, testa-testa e croce-croce. Ma con un aggiustamento del filtro di sinistra, i due fotoni si comportano esattamente allo stesso modo dando sempre testa-testa o croce-croce con una correlazione assolutamente inspiegabile. Lo stesso esperimento  è stato replicato su larga scala all’inizio degli anni 2000 dal professore austriaco Anton Zeilinger che è arrivato a porre i due laboratori di”lancio” dei fotoni alle Isole Canarie a distanza di 147 chilometri l’uno dall’altro.

Come ci racconta Musser, il principio di località è sempre stato un criterio fondante della realtà. Ma il pensiero filosofico si è parallelamente esercitato su possibili varianti della visione del mondo circostante, anche se è singolare che una rottura del quadro scientifico sia arrivata dal pensiero magico-esoterico. Le radici risalgono al secondo e al terzo secolo d. C. e alla nascita del neoplatonismo, dell’ermetismo e dello gnosticismo. Base comune di questi sistemi “è il rifiuto del dogma centrale della filosofia meccanicistica – scrive Musser – cioè che l’universo sia in ultima analisi semplice e comprensibile. Il cosmo non è un meccanismo composto di aride parti, ma un organismo unitario che trascende la nostra capacità di comprensione razionale”.

Questa spaccatura del pensiero scientifico si è protratta attraverso i secoli fino ai giorni nostri e Musser ne trova tracce anche nel dibattito tra Einstein e Bohr, “il primo a favore della comprensibilità dell’universo, il secondo della sua incomprensibilità”. Vale la pena di ricordare che ad Einstein la non località con la sua aura di mistero proprio non andasse giù, fino a fargli affermare che “Dio non gioca a dadi”.

Per Musser la non località si ritrova nella teoria quantistica dei campi: “A essere inestricabilmente legati non sono le particelle ma i punti del campo. Due strumenti di misura situati in punti diversi del campo possono dare letture combacianti senza che attraverso lo spazio che li separa si propaghi alcunché”. L’esempio principe della non località sono i buchi neri e il loro meccanismo di evaporazione così come lo ha descritto Hawking. Ma è la stessa struttura dello spazio che viene messa in discussione insieme alla sua caratteristica apparentemente primaria: la località. Come ci dice Musser “una rete di interazioni mostruosamente complessa si riduce a pochi numeri che chiamiamo coordinate spaziali. La complessità soggiacente tuttavia non scompare mai…L’universo che vediamo dispiegarsi nello spazio potrebbe essere solo la superficie su cui galleggiamo come ignare barchette, mentre gli abissi pullulano di terribili mostri”. E ancora: “E’ sbalorditivo pensare che lo spazio, così a lungo considerato il solido fondamento della realtà fisica, poggi in realtà su uno strato più profondo. I fenomeni non locali sono spiragli sulla natura di questa struttura fondante”. E’ la fine del concetto di spazio? Musser ce lo suggerisce. Ai fisici l’ultima parola.

 

 

 

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