.L’esistenza del tempo è da sempre uno dei punti focali della speculazione filosofica e scientifica. Tra i più convinti assertori nell’antichità della non-esistenza del tempo basta ricordare Platone, per saltare poi ai primi del Novecento e cioè ad Einstein arrivando oggi ad uno degli scienziati italiani più apprezzati, Carlo Rovelli. Ma il dibattito internazionale è stato segnato anche da clamorosi voltafaccia: uno per tutti quello di uno fra i protagonisti della scena scientifica, Lee Smolin, oggi autore de “La rinascita del tempo” (Einaudi, pag. 297, euro 32) e in passato acceso negazionista.
“Oggi non credo più che il tempo sia irreale…Sono giunto a credere che il tempo sia la chiave del significato della teoria quantistica e della sua futura unificazione con lo spazio, il tempo, la gravità e la cosmologia”. Il libro si divide in due parti, l’espulsione del tempo e la rinascita del tempo. La prima è dedicata all’esame delle teorie che negano l’esistenza del tempo, la seconda alla demolizione degli argomenti illustrati nella prima e alla dimostrazione della assoluta realtà della dimensione temporale.
E’ Leibniz il primo filosofo, a giudizio di Smolin, a formulare una teoria dell’intero universo in cui ogni cosa vive non nello spazio ma immersa in una rete di relazioni. Non c’è dunque un tempo assoluto che scorre ciecamente, ma tempo e spazio non sono che frutto di questa rete di relazioni. Einstein si appoggerà a questi principi per costruire la sua teoria della relatività generale. Ma è il paradigma newtoniano con le sue tre leggi del moto ad avviare il processo di espulsione del tempo: tutti gli accadimenti passati, presenti e futuri sono già determinati. I processi causali, temporali, vengono sostituiti dall’implicazione logica, che è atemporale. La svolta decisiva arriva però con Einstein: il tempo assoluto non esiste, la sua natura è strettamente connessa alle relazioni. L’universo è un universo-blocco con tre dimensioni spaziali e una temporale: il tempo dunque- spiega Smolin- è stato completamente sussunto nella geometria.
A dare il colpo di grazie al tempo arriva la fisica quantistica: per i padri della cosmologia quantistica il tempo non solo è ridondante, scompare del tutto. L’universo quantistico – scrive Smolin – non si evolve e non cambia, è e basta. Lo stesso Einstein – ci ricorda Smolin – aveva però delle perplessità nei confronti della completa sparizione del tempo, che nell’esperienza umana è invece sempre ben presente.
Passate in rassegna le teorie che conducono alla sparizione del tempo, Smolin si dedica nella seconda parte del libro ad illustrare la propria teoria cosmologica che restituisce esistenza e dignità alla dimensione temporale. Ma sintetizzare qui l’elaborazione concettuale di Smolin diventa impresa ardua. Perché l’autore si muove fra fisica e meta-fisica con un linguaggio e con riferimenti che sono alla portata più o meno esclusiva degli addetti ai lavori. E’ questa l’ennesima sfida che Einaudi lancia ai lettori. La casa editrice non è nuova alla pubblicazione di testi scientifici di difficoltà alta, una sorta di “chi mi ama mi segua” che a volte rischia però di sorprendere e spiazzare anche i lettori più volenterosi.