.L’ondata di antisemitismo che sta attraversando il mondo non accenna a fermarsi. Dopo i massacri di Parigi, è stata la volta a febbraio di Copenaghen con l’uccisione di un civile davanti alla Grande Sinagoga. Ma accanto agli episodi più eclatanti, se ne segnalano molti altri in tutta Europa, fra cui la profanazione di decine di tombe in un cimitero ebraico in Francia. La terribile lezione della Shoah dopo appena settant’anni viene spesso dimenticata, quando non addirittura negata. Al fenomeno che affonda comunque le proprie radici nella storia dell’umanità, dedica un interessante volume la professoressa di filosofia teoretica alla Sapienza di Roma Donatella Di Cesare. Il suo “Heidegger e gli ebrei” (Bollati Boringhieri, 352 pagg. 17 euro) è una ricostruzione accurata e di grande spessore di come l’odio per gli ebrei sia maturato nel cuore della civilissima Europa, a partire da Martin Lutero fino ai grandi filosofi tedeschi, Kant, Fichte, Hegel, Nietzsche e Heidegger. Un libro illuminante sul peso che nei secoli ha avuto la cultura mitteleuropea più alta nella tragedia della Shoah.Sotto la lente d’ingrandimento della Di Cesare la filosofia di Heidegger svela tratti inquietanti, in una costruzione di pensiero mostruosamente rigorosa e lucida che fa dell’Ebreo con la E maiuscola <un inciampo, una pietra lungo la storia dell’Essere> .
E dunque per gli ebrei non può esserci posto in questa storia. L’Occidente per guarire dalla malattia della metafisica deve guarire dall’Ebraismo. E se Heidegger parla in un primo momento di purificazione dell’Essere (dagli ebrei) all’inizio degli Anni quaranta scriverà di annientamento. Il cerchio si chiude: il pensiero del filosofo coincide perfettamente con la “soluzione finale” avviata da Hitler. A guerra conclusa il filosofo non si arrenderà: per lui gli alleati si sono macchiati di una colpa enorme, quella di aver fermato la Germania nella sua missione di salvare l’Occidente.
Ma non solo: Heidegger rifiuterà sempre di fare ammenda, anzi. La macchina dello sterminio degli ebrei non sarà per lui che un inevitabile, inesorabile sviluppo della tecnica, minaccia per l’essere umano e per la natura. Il filosofo ripropone l’incombere sul mondo dello spettro della modernità e se è vero, per lui, che gli ebrei sono il simbolo della modernità, la tecnica si è rivoltata contro di loro in una sorta di autoannientamento. Sì, per Heidegger gli ebrei si sono annientati. Come scrive la Di Cesare <lo sterminio degli ebrei rappresenterebbe quel momento apocalittico in cui ciò che distrugge finisce per autodistruggersi>. Semplicemente mostruoso.