Ci sono vari modi di scrivere un libro che parli di fisica dei quanti. C’è l’approccio diacronico che parte dalle origini della fisica (Democrito piuttosto che Galileo o Maxwell) e arriva al Bosone di Higgs ripercorrendo le tappe principali dell’evoluzione della scienza. Poi c’è quello tematico, che procede per argomenti: Big Bang, principio di indeterminazione, relatività, entanglement, simmetria, stringhe. Ma non finisce qui: c’è anche chi procede per temi, ma in modo assai dialettico, contestando, confutando, precisando e smentendo. A quest’ultimo genere di scrittori appartiene Jim Al-Khalili, già autore di un fortunato “La fisica del diavolo”, professore iraniano di 52 anni presso la University of Surrey e vicepresidente della British Science Association.
La sua ultima creatura, “La fisica dei perplessi” (Bollati Boringhieri, pag. 275, euro 22).
Tra gli argomenti che più affascinano il nostro Al-Khalili, ed è difficile dargli, torto c’è il paradosso del gatto di Schroedinger, vivo e morto contemporaneamente nella scatola fino a quando qualcuno non vada a controllare provocando quello che in fisica delle particelle si chiama “collasso della funzione d’onda”. In realtà – sostiene Al-Khalili – il collasso non è causato dall’intervento dell’osservatore esterno, perché non possiamo attribuire alla coscienza umana un ruolo così rilevante nei fenomeni quantistici. Porre l’individuo al centro dell’universo significherebbe scivolare nel solipsismo. Per Al-Khalili invece è una questione di decoerenza: la sovrapposizione di stati diversi (gatto vivo e morto) sparisce tanto più rapidamente quanto più intensa è l’interazione fra un fenomeno quantistico e l’ambiente macroscopico circostante, sia esso un rilevatore, uno schermo fotosensibile o le molecole d’aria circostanti.
Che la fisica dei quanti non sia uno scherzo, Al-Khalili è il primo a riconoscerlo: “Di fatto – scrive – alcuni degli scienziati più prominenti del nostro tempo hanno ammesso apertamente che nessuno, in realtà, capisce la meccanica quantistica!”. E qui il dibattito si fa difficile: Al-Khalili contesta l’interpretazione di Copenaghen sulla funzione d’onda che per i suoi fondatori “non è un’entità fisica reale, ma solo un insieme di numeri che ci permettono di fare previsioni”. Seguire il Nostro a questo punto diventa arduo per i non addetti ai lavori: affrontare il confronto fra le varie teorie non è proprio agevole, tra relatività, non località (l’interpretazione di De Broglie-Bohm) e teorie del realismo locale.
Il procedere di Al-Khalili per temi è in conclusione spiazzante, ma “navigare” nel suo libro fornisce comunque spunti molto interessanti, fra i tanti le pagine dedicate agli esperimenti che hanno confermato la realtà del processo di decoerenza che può arrivare a durare un decimo di millisecondo. Non mancano comunque pagine più “descrittive”, che spiegano gli elementi costitutivi della realtà e che sono alla portata di ogni lettore.