La fine degli anni Venti non fu particolarmente felice per il premio Nobel austriaco Wolfgang Pauli, precoce quanto geniale fisico teorico, fra i padri della fisica quantistica. A ventisette anni perse la madre, suicida, un anno più tardi il padre si risposò con una giovanissima donna, sua coetanea, che Wolfgang chiamò sempre la “cattiva matrigna”. Lui stesso nel ’29 sposò una ballerina dalla quale divorziò l’anno seguente. Ce n’era abbastanza perché il nostro finisse per affogare i suoi tormenti nell’alcol e nella solitudine. Lo tenne a galla solo la sua sconfinata passione per la fisica che nel dicembre 1930 lo portò a teorizzare l’esistenza del neutrino, confermata solo 26 anni più tardi dagli esperimenti. Ma la fisica evidentemente non gli bastava. Pauli finì così per rivolgersi a Carl Gustav Jung per un sostegno psicologico. Lo psichiatra lo inviò inizialmente da una sua allieva, per poi avviare con lui un’analisi che si svolse dalla seconda metà del 1932 fin quasi alla fine del 1934. Da quest’incontro nascerà un sodalizio che sfocerà in un ricchissimo carteggio che durerà dal 1932 al 1957, un anno prima della prematura morte di Pauli e di cui ci dà conto il libro “Jung e Pauli. Il carteggio originale: l’incontro tra Psiche e Materia” edito da Moretti e Vitali (euro 30).
Sarà lo stesso Jung a raccontare di essere in possesso di una serie di circa 1300 sogni di Pauli. Già, perché Pauli anche nei sogni manifesta i tratti della sua genialità, finendo per “catturare” persino il padre della psicologia analitica. Lo scienziato austriaco, contrariamente alla stragrande maggioranza dei suoi colleghi, coltiva un profondissimo interesse per i fenomeni della psiche che percepisce oscuramente legati al mondo fisico. Interesse che traspare evidente dai suoi sogni, ricchissimi di immagini matematiche.
Pauli entra così immediatamente in sintonia con Jung e con la dimensione analitica, riuscendo ad avviare per via epistolare un serrato confronto sul contenuto dei propri sogni, forte anche di una cultura umanistica che gli consente di padroneggiare con disinvoltura anche argomenti come filosofia e religione.
Ma c’è un tema a lui particolarmente caro, quello delle corrispondenze tra il funzionamento della psiche e le leggi che regolano il microcosmo. Tra i tanti, vale la pena di citare il sogno (siamo a metà degli anni Trenta) in cui un uomo simile ad Einstein gli suggerisce come la meccanica quantistica descriva solo una faccia della realtà. L’altra – rifletterà al risveglio Pauli – non può essere che la dimensione dell’inconscio.
Uno dei cardini dello scambio tra Jung e Pauli resta però la sincronicità, quella corrispondenza acausale e quindi altamente misteriosa, ma fortemente connotata di senso, tra accadimenti del mondo esterno e fenomeni psichici. In proposito c’è un sogno che Pauli descrive in una lettera del 7 novembre 1948 raccontando della corrispondenza fra alcune immagini oniriche e la morte di una persona. Jung, che sta lavorando da tempo sulla sincronicità (un tema al quale dedicherà anni di studio), appare molto colpito tant’è che chiede a Pauli di leggere quanto da lui scritto finora per un’opinione critica. Chi volesse approfondire il tema troverà nell’ultimo numero della rivista “Tempo d’analisi”, diretta dallo psicologo analista Antonio Vitolo, una serie di saggi di grande interesse.
Vale la pena, in conclusione,di ricordare che la sincronicità è un fenomeno ampiamente verificato dalla fisica sperimentale: ci riferiamo al comportamento, apparentemente inspiegabile, di coppie di particelle, ognuna delle quali è in grado di influenzare il comportamento dell’altra anche a distanze notevolissime. Stiamo parlando dell’entanglement, quel fenomeno assolutamente misterioso per cui due particelle sparate da un’unica fonte in due direzioni diverse sono in grado di modificare istantaneamente l’una lo spin dell’altra. Ancora una volta le strade, apparentemente divergenti in tutto e per tutto, della scienza dell’infinitamente piccolo e della psicoanalisi, s’incontrano in un territorio che ha bisogno di continue esplorazioni. Alla scoperta di quell’unus mundus, ultima verità in fondo al cammino infinito della conoscenza.