Era il 1916 quando Albert Einstein teorizzò l’esistenza di onde gravitazionali che viaggiassero nello spazio alla velocità della luce. Cento anni dopo la previsione si è rivelata esatta: il 14 settembre 2015 gli strumenti degli osservatori statunitensi LIGO, in collaborazione con il VIRGO europeo, hanno intercettato onde gravitazionali prodotte dalla fusione di due buchi neri in un unico buco nero più massiccio. A
ricostruire questa fantastica vicenda scientifica è un libro edito da Hoepli, “La rivoluzione delle onde gravitazionali” (116 pag., euro 19,90) di Matteo Barsuglia.
“Matteo Barsuglia è direttore di ricerca presso il Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) di Parigi, dove da oltre vent’anni è impegnato nel campo delle onde gravitazionali. Ha coordinato il team che ha realizzato la messa a punto del rivelatore Virgo presso l’European Gravitational Observatory ed è stato responsabile scientifico del progetto per la Francia. Attualmente guida un gruppo di ricerca al laboratorio “AstroParticule et Cosmologie”, presso l’Université Paris Cité.
Il libro è una sorta di diario di bordo, il racconto di un’esperienza vissuta in prima persona da uno dei protagonisti di questa avventura scientifica ai confini dell’universo che raggiunge il suo obiettivo il 14 settembre 2015, quando i due rilevatori statunitensi LIGO registrano simultaneamente il segnale corrispondente ad un’onda gravitazionale. Che non potesse trattarsi di un evento casuale lo diceva una convenzione statistica, utilizzata da tempo nel campo della fisica delle particelle elementari per convalidare la scoperta di una nuova particella: <La probabilità che l’evento si verifichi per caso – spiega Barsuglia – deve essere inferiore a una su 3,5 milioni. Ad esempio, la prima rivelazione del bosone di Higgs, nel 2012, fu annunciata quando la probabilità aveva raggiunto quella soglia>. Nel caso della rilevazione da parte dei due LIGO la probabilità era addirittura inferiore a una su 5 milioni.
Il fenomeno era stato provocato dall’incontro-fusione di due giganteschi buchi neri che aveva “terremotato” lo spazio circostante come un sasso in uno stagno. L’ampiezza dell’onda aveva permesso di stabilire l’età dell’evento: oltre un miliardo di anni fa.
Ma Barsuglia non si limita alla cronistoria della caccia alle onde gravitazionali, di cui peraltro ci fornisce un racconto in presa diretta di grande emozione: il libro è anche un’ottima occasione per un “ripasso” molto interessante, oltre che della teoria dei buchi neri, di alcuni fondamenti della fisica quantistica e delle intuizioni di Einstein, incluso l’effetto curvatura prodotto dalle masse di stelle o pianeti sullo spazio-tempo, cardine della teoria della relatività generale.