GIOIA di Eugenio Borgna

..Ad un anno e mezzo dalla sua scomparsa, Einaudi dà alle stampe “Gioia” (pagg. 144, euro 13)  l’ultimo libro di Eugenio Borgna, uno dei più illustri psichiatri italiani che ha segnato profondamente  la  storia  di  questa  disciplina  sottraendola  alle  influenze  del  riduzionismo  organicistico  per   portarla sul versante fenomenologico ed esistenziale.

Che cos’è la gioia per Borgna? “La gioia è un’emozione fragile e leggera, che ci fa vedere nelle persone quello che hanno di positivo e di luminoso, e non solo quello che possono avere di umbratile e di negativo…La gioia è friabile e impalpabile, delicata e abbagliante, leggera e profonda. La gioia, l’emozione piú fragile e splendente della vita, nasce quando vuole, e quando vuole scompare, come rugiada del mattino”.

Sta a noi – ci dice Borgna – saperla cogliere nei recessi dell’anima, distaccandoci dalla banalità della quotidianità. E in proposito cita personaggi della letteratura e non solo, che della gioia sono stati specchio luminoso: dal poeta Rilke all’ebrea Etty Hillesum, testimonianza straordinaria dall’inferno di Auschwitz. Ma c’è un modo diverso tra uomo e donna di percepire e vivere la gioia? Per Borgna “la gioia femminile ha modi di espressione piú immediati e piú luminosi, piú arcani e piú frequenti, che non quella maschile. La gioia femminile non si può nascondere, non si può mascherare facilmente: gli occhi parlano e sorridono, piangono e contagiano, si illuminano d’immenso e di nostalgia, e non si spengono, nemmeno quando lo vorremmo”.

Affidandosi spesso a citazioni di autori della letteratura mondiale, Borgna esplora tutti gli angoli più riposti di questa emozione così sottile, accostandola spesso a emozioni affini come la letizia, la felicità e l’allegria, per sottolinearne la diversità: la gioia è un’esplosione che attinge a vette altrimenti insondabili. E da psichiatra primario nel manicomio di Novara ricorda con emozione i lampi di gioia sul volto di pazienti segnati da un disagio psichico anche molto grave: <La gioia, fra le altre emozioni la piú fragile e la piú vulnerabile, richiede perciò talora che non si dica tutto alla malata o al malato. Un bene troppo prezioso, la gioia, perché non la si tenga vicina al cuore, e non la si accolga nella sua luce interiore e nella sua leggerezza, nella sua lievità e nella sua friabilità: nel suo silenzio e nella sua grazia>.

Il libro di Borgna si conclude con un commosso ricordo di Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista discepolo di Borgna che ne sottolinea <la psichiatria gentile nata dal pratica di un ascolto gentile>.

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