Anna Ferruta è una psicoanalista di lungo corso: membro ordinario con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana, è studiosa del pensiero di Winnicott e s’interessa del trattamento delle patologie gravi. Il suo ultimo lavoro, “Una finestra sulla psicoanalisi” (Cortina Editore, 14,25 euro, 240 pag.), come lascia intendere il titolo, non vuol essere un manuale di psicoanalisi. E’ lei stessa a definirlo, quando afferma che <la psicoanalisi è una disciplina del vivente, che sonda e allarga le dimensioni del soggetto e dell’ambiente…Descrivere accuratamente casi clinici che hanno avuto sviluppi interessanti e creativi mi è impossibile, per rispetto alla complessità della psiche umana e per rispetto alla sacralità della vicenda attraversata con ciascuno di loro, non “pubblicabile” ma solo eventualmente sfiorata con fuggevoli e criptati flash>.
Il libro in buona sostanza vuol essere una sintesi fra concetti psicoanalitici e frammenti di storie umane in una narrazione che resta sempre scorrevole malgrado la complessità della materia. C’è il giovane geometra che sta acquistando casa ed è travolto dalla preoccupazione che quest’appartamento non abbia garanzie di solidità, c’è la paziente che sogna in continuazione di nuotare in un mare pieno di meduse: il sogno si rivela lo strumento privilegiato per lo sviluppo della terapia, ma non va trascurato quello che può apparire incongruo: il gioco.
<Il gioco è un altro strumento di comunicazione tra soggetti – ci dice la Ferruta – che fa parte dell’essenza della psicoanalisi, sia nel trattamento dei bambini, sia nel dialogo nelle sedute tra adulti come comunicazione senza scopo performativo, come piacere dello scambio interattivo che crea continuamente nuove realtà di esperienza relazionale>.
Teoria e pratica nella narrazione della Ferruta s’intrecciano con leggerezza evitando le “pesantezze” di un manuale di psicoanalisi: in ogni capitolo dietro ad un argomento tecnico c’è sempre lo spunto di una “tranche de vie” di un paziente che rende comprensibile e giustifica la parte teorica. Ne consegue una lettura sempre impegnativa dato l’argomento, ma comunque agevole per un approccio sicuramente “soft” alla complessità del mondo psicoanalitico.