CORPO, UMANO di Vittorio Lingiardi

Vittorio Lingiardi, medico e psicoanalista, ci ha abituati negli anni a densi saggi sull’universo psichico. Oggi ci sorprende con un cambio di registro che è essenzialmente un atto d’amore verso il corpo, una sorta di rassegna celebrativa dei  nostri organi principali. “Corpo, umano” (Einaudi, 294 pagine, euro 19)  si snoda attraverso tre sezioni, il corpo ricordato, il corpo dettagliato e il corpo ritrovato. Come Lingiardi ci suggerisce “Corpo, umano” è <un’evocazione, uno smembramento e una ricostruzione idiosincratica e incantata>. Non siamo davanti  ovviamente a un manuale di anatomia: citazioni di medicina s’intrecciano in una trama intessuta prevalentemente di rimandi alla letteratura psicoanalitica, alla letteratura, all’arte. Come suggerisce inequivocabilmente la prima sezione, il libro si apre con una serie di ricordi dell’autore riconducibili alla sua infanzia tra cui, delicato e al tempo stesso forte, quello da studente di medicina della prima autopsia, che l’autore non sarebbe riuscito a compiere senza l’aiuto paziente e e comprensivo del professore. Scorrono le immagini di quadri di Frida Kahlo, le citazioni di Winnicott, e poi i maestri della psicoanalisi, da Freud a Lacan mentre via via la memoria del corpo si fa più articolata. Arrivano le distinzioni sempre più complesse, a partire dal femminile e maschile fino ad arrivare alle disforie di genere.

<Il corpo c ‘è, c’è e deve mangiare, respirare e dormire>, è la citazione della poetessa Szymborska da cui parte una riflessione sui disturbi alimentari, anoressia e bulimia. Fino ad arrivare al poeta americano Whitmann che introduce al nucleo del libro, il corpo dettagliato. Sfilano davanti ai nostri occhi uno dopo l’altro gli organi, dal cuore alla pelle (<il più psichico dei nostri organi>), dal seno ai genitali, al cervello. Ci sono tutti, ma proprio tutti, fino ai capelli, all’intestino, alla prostata: ma, è bene ripeterlo, non è un testo universitario di anatomia come pure la qualifica di medico di Lingiardi autorizzerebbe. Dell’autore prevale il lato psicoanalitico che ci porta ad esplorare territori inattesi ma suggestivi.

E si arriva alla terza parte, il corpo ritrovato. Perché per Lingiardi nella medicina contemporanea troppo spesso il corpo svanisce nella sua unità per essere scomposto in mille branche specialistiche che inseguono la malattia dimenticando il malato. Ecco dunque che Lingiardi ci invita a ricomporre le tessere di quello che sembra un puzzle con la morte come soluzione ultima: perché (e sono le ultime righe del libro): <Noi siamo un corpo che, vivendo, muore. Ma poiché oltre all’occhio, all’utero, al polmone, siamo uno sguardo, un neonato, un respiro, noi siamo il corpo che, morendo, vive>.

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