Cinquant’anni fa vedeva la luce un libro dal titolo altamente suggestivo, “Il Tao della

fisica”. L’autore, un fisico austriaco, operava un accostamento apparentemente ardito, ma poi non tanto, tra la fisica quantistica e le filosofie orientali. Il suo obiettivo era di aprire una breccia nella cultura scientifica occidentale rigidamente legata alla visione cartesiana del mondo, con l’uomo e il suo pensiero (res cogitans) da una parte e la natura (res extensa) dall’altra. Induismo, Buddhismo, pensiero cinese, Taoismo e Zen venivano accostati nella loro visione del mondo alla meccanica quantistica e alla teoria della relatività che avevano già compiuto passi significativi nel superamento della cultura scientifica in auge fino ai primi del Novecento.
Capra vede l’universo come un sistema unico, intimamente, profondamente connesso in tutti i suoi aspetti. Questa visione del mondo lo porta ad elaborare una teoria “ecologistica” in cui il “tutto” è più della somma delle sue parti, come peraltro insegna il pensiero sistemico. Il compendio delle sue riflessioni è costituito da “Vita e natura” che Capra pubblica con Pier Luigi Luisi nel 2014. Ora, a distanza di dieci anni, lo scienziato austriaco dà alla luce una sintesi del suo pensiero ne “I principi sistemici della vita – idee sulla natura e sull’ecologia umana” (Aboca, 64 pagg., 12 euro). Per comprendere il mondo in cui viviamo – ci spiega Capra – non basta capire il funzionamento delle sue parti più piccole che lo compongono perché – come dicevamo – il tutto è più della somma delle sue parti. Il mondo è in buona sostanza un organismo unico, determinato dalle relazioni che i suoi componenti intrattengono. Queste relazioni sono governate da quattro principi di organizzazione fondamentali comuni a tutti gli esseri viventi, dai batteri fino agli umani.
Il primo è l’organizzazione in reti di tutti i viventi: dalle reti macroscopiche di cellule che costituiscono i viventi, a quelle di molecole che formano le cellule, via via a scendere verso le reti microscopiche di atomi. Il secondo principio è la capacità delle reti, e quindi della vita, di autorigenerarsi attraverso flussi metabolici di energia e materia. Il terzo principio è la creatività della vita attraverso reti di comunicazione e di informazione. Il quarto è l’intelligenza della vita, la capacità di tutti gli organismi viventi di adattarsi ed evolvere. Un’intelligenza vivida, creativa, che abbiamo colpevolmente trascurato privilegiando troppo spesso l’intelligenza artificiale, fatta di astrazioni matematiche.
Per Capra <la nostra capacità di stare al mondo – in altre parole, la nostra saggezza – sembra essere diminuita drasticamente. In effetti, una civiltà che vede il fare denaro, piuttosto che il benessere umano, come suo scopo principale, e che nel perseguirlo distrugge l’ambiente naturale da cui dipende la sopravvivenza umana, ben difficilmente può essere considerata molto intelligente>.
Siamo davanti ad un accorato appello ecologista, fortemente impregnato della filosofia orientale, che mai come oggi acquista il sapore di un ammonimento davanti al disastro ambientale cui sembra andare incontro il pianeta in una sorta di apocalittico “cupio dissolvi”.