ESSERE O NON ESSERE UMANI di Bjorn Larsson

Riduzionismo scientifico vs complessità. Il testa a testa va avanti da decenni in una contrapposizione mai esaurita fra scienze esatte e scienze umane.  Contro il riduzionismo scende  in  campo ora Bjorn  Larsson,  scrittore  svedese di  romanzi d’avventura  con buona fortuna  in  Italia,  docente  di  letteratura  francese  all’università di Lund,  autore  per  Cortina  Editore  di  “Essere  o  non  essere  umani- ripensare l’uomo tra scienza e altri saperi” (436  pagg.,  euro  26). Larsson parte da un assunto ben preciso: l’uomo non è il prodotto esclusivo di un processo evoluzionistico che passa per i nostri geni. Mente e corpo sono entità distinte, e non si può assorbire la prima nel secondo.

Nel ripercorrere le tappe dell’evoluzione umana, Larsson pone l’accento sul passaggio dall’homo erectus e homo habilis all‘homo sapiens: il cambiamento è, ragionando sulla base di tempi evoluzionistici, piuttosto rapido,

troppo per riportarlo ad una mutazione genetica. Il grande balzo in avanti per Larsson, semplice e al tempo stesso rivoluzionario, è dovuto all’emergere della capacità simbolica: l’homo sapiens comprende che “un oggetto naturale, un manufatto, un suono, un gesto può stare per qualunque altra cosa, farne le veci. Questa è la svolta che ha reso possibile l’autocoscienza, il libero arbitrio, l’immaginazione, il linguaggio”. L’uomo in buona sostanza si svincola dal rapporto diretto, strettissimo con la realtà che lo circonda, “esperita per il tramite dei sensi… e una seconda realtà, quella dei simboli”.

Questo è il momento – ci dice Larsson – in cui la coscienza umana emerge e si sviluppa di pari passo con la capacità di raffrontare le rappresentazioni sensoriali della realtà e quelle immaginate”. E’ un attimo e dall’immaginazione arriviamo alla libertà di scelta, di fare e non fare, di correggere una decisione. Ecco la peculiarità dell’uomo: “disporre di un margine di libertà che ci consente di scegliere in che modo e con chi vivere le nostre vite, come individui e come collettività”. Con buona pace di alcuni neuroscienziati per i quali l’autodeterminazione non esiste, dato che molte decisioni vengono prese dal nostro cervello in maniera non cosciente. Ma quante volte, dopo una decisione magari affrettata, torniamo sui nostri passi e cambiamo idea? Per Larsson i fisici “devono riconoscere che tra il livello della materia e il piano della mente o della coscienza intercorre una discontinuità ontologica emergente”. Insomma, conclude Larsson, “non siamo burattini manovrati da forze estrinseche come leggi fisiche gravitazionali e quantistiche. Ci è dato invece uno spiraglio di libertà, uno spazio per decidere in prima persona come condurre la nostra vita e quale senso dare all’esistenza, a partire dalla nostra. spetta a noi fare buon uso di quel margine di scelta e autonomia”.

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