Carlo Rovelli, oltre ad essere uno degli scienziati italiani di fisica quantistica più brillanti, è anche un eccellente divulgatore. Le sue narrazioni sono sempre estremamente avvincenti.Non fa eccezione l’ultimo libro,”Buchi bianchi”edito da
Adelphi (pp. 144, 14 euro): Rovelli ci guida con la chiarezza consentita da una materia estremamente ostica attraverso la struttura di un buco nero. E fin qui nulla di nuovo: via via che si scende all’interno del buco la sua struttura si va stringendo come un cono rovesciato. Alla fine del viaggio o spazio si è completamente ristretto e qui arriva la sorpresa: la stella collassata nel buco nero come un pallone rimbalza e torna verso l’alto: <il buco bianco – ci dice Rovelli -è il modo in cui apparirebbe un buco nero se potessimo filmarlo e proiettare il film al contrario>. L’aspetto più sconcertante della teoria è che non stiamo parlando di un rimbalzo di particelle, qualunque esse siano. No, qui a rimbalzare sono insieme spazio e tempo, anzi la dimensione spazio-tempo, violando anche solo per un attimo le equazioni di Einstein.
Ma vale la pena di lasciare la parola a Carlo Rovelli: <Attraversando la regione dove la teoria di Einstein prevedeva la fine del tempo, per un breve istante tempo e spazio non esistono più. Ecco. Qui le proprietà quantistiche dello spazio e del tempo scintillano. Possiamo attraversare quello che la teoria di Einstein indicava come il bordo della realtà, andare dall’altra parte. Le equazioni della gravità quantistica a loop permettono di calcolare la probabilità che ciò avvenga>. E se da un buco nero non si può uscire, per il buco bianco accade esattamente il contrario: si può uscire e non entrare.
Ma ecco come Rovelli riassume la sua teoria: <Una grande nuvola di idrogeno che naviga per gli spazi cosmici comincia a addensarsi attirata su di sé dalla sua stessa gravità. Contraendosi si scalda e arriva ad accendersi e diventare una stella. L’idrogeno brucia per miliardi di anni fino a consumarsi in elio e altre ceneri. La gravità diventa irresistibile e la stella sprofonda dentro un buco nero e raggiunge rapidamente il centro. Qui la struttura quantistica dello spazio e del tempo le impedisce di schiacciarsi ulteriormente. È diven- tata una stella di Planck, che rimbalza e inizia a esplodere.
Attorno ad essa, dentro il buco nero, anche lo spazio compie il salto quantico e la sua geometria si riarrangia, come Gandalf, da nero a bianco. Il processo di transizione è della stessa natura del processo che ha portato al Big Bang, forse dal collasso di un precedente universo: spazio e tempo si dissolvono e si riformano. È un processo fuori dallo spazio e fuori dal tempo, e purtuttavia descritto dalle equazioni della gravità quantistica.
Nel buco bianco, tutto ciò che cadeva vola poi verso l’alto. Alla fine, tutto ciò che è entrato esce interamente dall’orizzonte bianco, e torna a rivedere il sole e l’altre stelle. Osservato dall’esterno, l’intero processo dura estremamente a lungo. Anche miliardi di anni o più. Il buco nero impiega un tempo lunghissimo a evaporare, il buco bianco un tempo ancora più lungo a dissiparsi per fare uscire tutta l’informazione e quel poco di energia che resta, fino a che la lunga vita felice di questo straordinario processo si compie. Lunga sì, ma finita, come è finita la vita di tutti noi, di ogni organismo vivente, di ogni stella, ogni galassia, di tutte le storie, in questo universo di gioia e dolore. Neanche i buchi bianchi sono eterni>.
Ma se i buchi neri sono mostruosi giganti nell’universo, i buchi bianchi – conclude Rovelli – sono microscopici, con una massa pari alla massa di Planck, l’unità di misura più piccola che si possa immaginare. E dunque sono, al contrario dei buchi neri, invisibili, come del resto lo erano i buchi neri fino a non molto tempo fa. E’ un po’ il solito vecchio discorso: i fisici teorici elaborano costruzioni e teorie che poi trovano, ma non sempre, verifiche nel lavoro dei fisici sperimentali. Non ci dimentichiamo che ci sono voluti quasi 50 anni, dopo la sua teorizzazione, per scoprire il bosone di Higgs. Anche per i buchi bianchi di Rovelli potrebbe esserci molto da aspettare.
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